Con la definizione di Cittadella Vescovile si qualifica, dalla seconda metà del secolo scorso, l’imponente complesso architettonico che per più di mille anni fu sede dell’episcopato di Gerace fondato nel IV secolo.
Costruita dal 1045 circa sotto la dominazione normanna, la Cittadella, infatti, è stata la dimora principale dei vescovi geracesi, sede della Curia Episcopalis e madre di tutte le chiese della Diocesi.
L’antico complesso architettonico ha subito nei secoli notevoli trasformazioni anche a causa di numerosi eventi sismici che ne hanno minato le strutture originali.
Dalla metà del XX secolo, una serie di indagini e ricerche seguite da importanti interventi di restauro – tuttora in corso in alcuni ambienti collaterali – hanno ad esempio riconsegnato all’edificio basilicale le originali essenziali e severe forme medievali.
La Cittadella Vescovile è oggi costituita da: la Basilica, il Museo del Tesoro della. Cattedrale e della Diocesi di Gerace, il Palazzo Vescovile con annesso piccolo chiostro con un giardino di rose e piante rare e numerosi altri locali già adibiti a seminario diocesano. Dal grande cortile che si colloca al centro del complesso architettonico, è possibile ammirare le fattezze della facciata della Basilica, l’imponente campanile e, più in generale, il grandioso volume dell’edificio.
Molti dei locali della Cittadella Vescovile, alcuni dei quali in fase finale di ristrutturazione, sono destinati a sala didattica e convegni, sale per le mostre temporanee, laboratori di restauro, uffici e, a breve, uno spazio espositivo destinato alla gipsoteca dello scultore calabrese Giuseppe Correale (1925-2012).
Dedicata a Maria Santissima Assunta, la Basilica Cattedrale di Gerace, dichiarata “Monumento Nazionale”, è il più grande e maestoso edificio religioso di tutta la Calabria.
La struttura, edificata tra la fine del XI e i primi trenta anni del XII, rappresenta un classico esempio della sintesi di forme e armonie architettoniche che unisce due culture completamente diverse tra loro: quella bizantina e quella normanna, rispecchiando così, l’humus culturale del periodo in cui fu realizzata. Essa rappresenta, altresì, il segno e la testimonianza della grande importanza che rivestiva la città di Gerace nel contesto del programma politico voluto dai Normanni sin dal primo periodo del loro insediamento nel Mezzogiorno d’Italia.
L’interno dell’edificio è suddiviso in tre navate ed è scandito da 20 colonne di reimpiego di età romana, con marmi provenienti dalla Tessaglia, in Grecia, dal Proconneso e dalla Troade, entrambe nell’odierna Turchia.
Il presbiterio è sormontato al centro da una grande cupola sotto la quale si trova l’altare basilicale recentemente dedicato all’ “Unità dei Cristiani” in quanto consacrato nel 1995 dal vescovo diocesano Gian Carlo Maria Bregantini e dal metropolita greco ortodosso d’Italia e Malta in occasione del 950°anniversario della prima consacrazione della Cattedrale. Il grandioso altare, in marmi policromi di gusto rococò, fu commissionato dal vescovo Idelfonso del Tufo nel 1731 ed è opera dei fratelli Palazzotto e di Antonio Amato da Messina. Sul fondo dei transetti è possibile ammirare due opere dello scultore contemporaneo Giuseppe Correale: a sinistra è il pannello bronzeo che raffigura Il miracolo della protezione della città da parte dei Maria Assunta, commissionato da Beatrice Oliva, mentre su quello di destra è un maestoso Crocifisso, in legno di cipresso, donato dalla “Associazione Idelfonso del Tufo” nel 1985.
Sempre nel transetto di destra è possibile ammirare due monumenti funebri: il primo, di Ottavio Polizzi ,fu realizzato nel 1599 dallo scultore tardo rinascimentale Lorenzo Calamech; il secondo, dei conti Giovanni e Battista Caracciolo, fu realizzato alla fine del XVI secolo ad opera di Gian Domenico Manni. A destra del presbiterio è la cappella, dedicata dal XVI secolo al Santissimo Sacramento, voluta nel 1431 dalla contessa Caterina Conclubet che oggi accoglie il magnifico altare costruito in più riprese nel corso del Seicento da marmorari messinesi.
Di particolare interesse è il bassorilievo collocato sulla parete della navata sinistra raffigurante L’incredulità di san Tommaso, commissionata nel 1531 dall’abate geracese Tommaso de Mercuri; si tratta di una delle ultime opere del celebre scultore Antonello Gagini, protagonista assoluto dell’arte rinascimentale dell’Italia meridionale. A sinistra della porta d’ingresso laterale della basilica un’epigrafe pittorica in greco bizantino racchiusa in due fasce di color rosso e divisa in quattro registri, testimonia probabilmente la decorazione che rivestiva l’edificio in epoca medievale, attestandone la dominazione normanna.
Sotto il presbiterio è la cripta che si estende per circa 500 mq ed è sorretta da 26 colonne di vario genere, tipo, ed epoche. Una parte di tale ambiente costituisce il nucleo originale della primitiva cattedrale, sopraelevata e ampliata dai Normanni. Al centro è La cappella della Madonna dell’Itria, poi ribattezzata dell’Immacolata, alla quale si accede attraverso un magnifico cancello in ferro battuto del 1669, scavata nella roccia e abbellita nel 1613 tarsie marmoree di gusto tardo rinascimentale. Sull’altare è collocata dal 1976, una pregevolissima scultura della seconda metà del ‘300, raffigurante la Madonna col Bambino, proveniente da altra chiesa. A sinistra si apre la quattrocentesca Cappella di san Giuseppe, che per secoli venne utilizzata quale sala capitolare della Curia vescovile di Gerace.
Il Museo diocesano di Gerace è articolato su tre livelli, quello intermedio, già piano nobile del palazzo vescovile, è aperto al pubblico e vi si accede attraverso uno scalone che introduce al grande salone di rappresentanza – detto “dei vescovi” o “dell’arazzo” – per la presenza dello splendido capolavoro fiammingo alto metri 3,80 e largo metri 5,84 di Jean Leynyers del 1680, su disegno di Charles le Brun, celebre pittore francese alla corte di re Luigi XIV a Versailles, raffigurante L’incontro tra Meleagro ed Eneo.
Sulla destra si aprono le sale del museo nelle quali è possibile ammirare il tesoro della Cattedrale e pregevoli testimonianze storico artistiche della Chiesa locale.
Nella prima sala, detta della “Stauroteca bizantina” si trova uno dei undici libri corali su pergamena, datato al 1481, pregevole testimonianza del passaggio della diocesi di Gerace dal rito Greco Bizantino e quello Latino Romano.
Accanto a questi è possibile ammirare, il capolavoro dell’intero museo: la stauroteca bizantina, reliquiario del Santo Legno della Croce, in argento dorato e filigrana del 1130 circa, probabile dono di un patriarca di Gerusalemme al vescovo di Gerace Atanasio Calceofilo (1461-1497) realizzata probabilmente in Terra Santa o nei laboratori normanni di Sicilia.
La seconda sala, detta del “Tesoro”, conserva il ricco patrimonio della Cattedrale con doni e committenze episcopali, tra i quali il calice in filigrana d’argento ed un interessante piatto liturgico voluti vescovo Domenico Diez de Aux (1689-1729); poco oltre sono le caratteristiche Chiavi della Città in argento simbolicamente donate nel 1931 alla Vergine Assunta, patrona della città di Gerace. Nella vetrina successiva è un grande ostensorio in argento e oro con preziose pietre voluto dal vescovo Giuseppe Maria Pellicano (1818-1833), nella stessa teca si conserva la monumentale pisside in argento sbalzato, cesellato e dorato di bottega napoletana commissionata nel 1855 da vescovo Pasquale Lucia (1852-1860), accanto è una corona d’oro, al centro impreziosita con due brillanti donati da papa Pio XII, voluta dal vescovo Giovan Battista Chiappe (1922-1951), come segno di ringraziamento verso la Vergine Assunta per l’incolumità della città durante l’ultimo conflitto mondiale. In questa sala sono inoltre conservati alcuni preziosi manufatti in argento ed altre suppellettili sacre di bottega napoletana come il pastorale della prima metà del XVIII secolo, il secchiello e l’aspersorio della prima metà del XVIII secolo, la brocca in argento anch’essa degli inizi del Settecento realizzata dall’argentiere napoletano Francesco Avellino. Interessanti sono le due Pissidi di primi Seicento di manifattura messinese in argento sbalzato, cesellato ed inciso in rame dorato provenienti dell’antico monastero femminile di Sant’Anna di Gerace accanto ad altri beni appartenenti ad alcune confraternite cittadine.
Nella successiva “Sala dei dipinti” si può ammirare la grande pala d’altare raffigurante Santa Caterina d’Alessandriadel pittore casertano Antonio D’Amato commissionato nel 1589 dal vescovo Ottaviano Pasqua, la tela dipinta dal pittore calabrese Nicola Franzè, (1705 – 1765) e commissionata dal vescovo Idelfonso del Tufo, il san Pantaleoneopera del XVII secolo di un seguace di Mattia Preti e la tela della Assunta con san Biagio di Francesco Saverio del XVIII secolo, ma anche lo splendido crocifisso in avorio barocco di bottega centro meridionale.
Segue la “Sala della scultura” ove sono conservati numerose statue lignee policrome come ancora l’iconico San Francesco da Paola proveniente dalla Chiesa di San Domenico di Stilo, attribuito al napoletano Arcangelo Testa (1786-1859) protagonista della scultura ottocentesca in Calabria, la maestosa Santa Chiara di fine XVIII secolo, originariamente destinata all’ex convento di Sant’Anna, che ospitò a lungo le monache di clausura. Il settore dedicato ai “Paramenti sacri” è di particolare importanza in quanto è possibile ammirare eccezionali lavori in tessuti e fili d’oro e d’argento commissionati dal vescovo Ildefonso del Tufo (1730-1748) a Giuseppe Zappino tra i più famosi ricamatori della Napoli del periodo rococò, accanto agli splendidi tessuti realizzati in uno dei noti atelier di setai di Catanzaro come il piviale in broccato di seta del vescovo e nunzio apostolico Lorenzo Tramalli (1625-1649) accanto a ricchi ricami in oro del XIX secolo, frutto delle pazienti monache di clausura del monastero di sant’Anna di Gerace fondato nel 1344.
La sala successiva è dedicata al busto di santa Veneranda raffinatissima opera scultorea in argento del XVIII secolo del famoso orafo messinese Sebastiano Juvarra.
Il percorso museale si conclude con la stanza dedicata alla superba statua in argento raffigurante Maria Santissima Assunta, alla quale è dedicata la basilica cattedrale geracese: si tratta di una splendida opera dell’argentiere napoletano Gaetano Dattilo, commissionata nel 1772 dal vescovo Pietro Domenico Scoppa (1756-1793).